Il farfallaio

La mia passione per questo mondo ha avuto origine per puro caso: quasi venti anni fa passeggiavo tranquillo nel Parco di Monza, un piccolo bruco, irto di spine, che trotterellava goffamente su un ramoscello, aveva colpito la mia attenzione. Sistemato provvisoriamente in una scatola, gli avevo trovato una sistemazione nel nostro giardino. Dopo qualche giorno il piccolo bruco penzolava a testa in giù: si era trasformato in una crisalide con protuberanze dorate. Di lì a poco si era schiusa una farfalla (una Vanessa dell’ortica) pronta a volare. Una cosa stupefacente! Questi avvenimenti mi avevano riempito di curiosità e volevamo saperne di più.

Ho cominciato a frequentare il Parco con maggiore assiduità nel lento sgranarsi delle stagioni e a tenere un diario, in cui annotavamo diligentemente:

  • tutte le specie di larve, crisalidi e farfalle che mi capitava di osservare,
  • le zone e le erbe, gli arbusti, le piante su cui si muovevano i bruchi (sorpresa! ogni tipo di bruco aveva la sua piantina e solo quella),
  • le foglie o gli anfratti in cui si nascondevano le crisalidi,
  • i fiori preferiti dalle farfalle,
  • le essenze arboree su cui venivano depositate le piccolissime uova.

Contemporaneamente a queste ricerche, ho iniziato ad allevare le varietà più diffuse nella nostra fascia (vanesse, macaoni, cavolaie, cedronelle) per poterne osservare più da vicino i comportamenti.
Con la scomparsa di questi piccoli esseri, l’umanità si priverebbe di una fonte di ispirazione che in tutti i secoli ha alimentato e suggerito bellissime pagine di poesia, di arte e di musica.

Valerio Beretta

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