Dall’uovo alla farfalla

La prima domanda, e anche la più frequentemente rivoltaci, è come nasce una farfalla?

Uovo

Le uova dei lepidotteri sono rivestite da un involucro resistente, detto corion, a volte liscio ma più spesso dotato di una microscultura caratteristica della specie. Esse sono per lo più sferiche oppure, come in molti gruppi di Ropaloceri, coniche o fusiformi o ancora appiattite come in alcuni Nottuidi.  Su una depressione della superficie si trova il micropilo, un orifizio attraverso cui penetrano gli spermatozoi, che vengono incanalati verso l’apertura stessa da una rosetta di microscopiche squame. Una volta avvenuta l’ovideposizione, il micro-pilo viene utilizzato per la respirazione dell’embrione. La colorazione delle uova, che appena deposte sono bianco-giallastre e molli, si modifica man mano che il corion si solidifica, sino a raggiungere colorazioni anche vistose.

Larva
Il corpo è quasi sempre cilindrico, vermiforme, a volte appiattito come in alcuni Licenidi, o a forma di lumaca, con la testa completamente coperta dal torace come nei limacoidi. Oltre al capo, il corpo presenta 13 segmenti, dei quali i primi tre formano il torace, i restanti dieci l’addome. Il capo, in genere arrotondato, è provvisto di un paio di piccole antenne composte da tre o quattro articoli, ma non presenta i grandi occhi composti dell’adulto. Le larve sono invece fornite di tre paia di ocelli.

L’apparato boccale è di tipo masticatore: tra il labbro superiore e inferiore si articolano due robuste mandibole a forma di cucchiaio sui cui i margini interni si trovano di solito numerosi denti. Sul labbro inferiore il dotto delle ghiandole della seta sbocca in una papilla detta filifera; tale organo costituisce un vero e proprio tubo filatore con cui i bruchi filano la seta, oppure, con il liquido emesso, incollando pezzetti di foglie, trucioli e altro. Seguono i tre segmenti toracici, riconoscibili per la presenza su ciascuno di essi di un paio di zampe articolate.

Le larve dei lepidotteri presentano sull’addome una serie di appendici locomotorie, dette pseudozampe. Queste sono così chiamate perché, pur funzionando da zampe, non ne hanno la struttura, ma sono in realtà dei tubercoli cilindrici membranosi che terminano con una corona di uncini. Le pseudozampe sono per lo più localizzate nei segmenti 3°, 4°, 5°, 6° e 10° (zampe anali). Il tegumento dei bruchi può essere liscio o rivestito da tubercoli, spine o peli. Questi ultimi possono avere funzioni sensoriali (primari), con una distribuzione estremamente rigida e ben determinata già nella larva neonata. Altri peli (secondari) hanno invece una semplice funzione di rivestimento e protezione.

In alcuni gruppi, oltre alla già citata ghiandola della seta, troviamo la ghiandola giugulare, situata nel torace, che può secernere un liquido acido difensivo che talvolta può anche essere schizzato. Nel torace dei Papilionidiè presente un’appendice a forma di y, chiamata osmeterium, che può essere estroflessa dal bruco; annessa all’osmeterium vi è una ghiandola che produce un liquido fortemente aromatico. Tale struttura ha anche una probabile funzione di organo escretore. Esistono inoltre una serie di ghiandole incaricate di produrre gli ormoni che regolano i processi di muta e metamorfosi.

Crisalide 
I bruchi una volta raggiunta la maturità, smettono di nutrirsi e cercano un luogo adatto dove trasformarsi in pupa, chiamata nella maggioranza dei lepidotteri crisalide. Con la seta il bruco si costruisce bozzoli protettivi di vario genere oppure cuscinetti o cinture attorno al torace con cui sostenersi nelle più svariate posizioni. All’interno della cuticola, avvengono processi di distruzione, sostituzione o trasformazione degli organi larvali in quelli dell’adulto.

Le crisalidi dei lepidotteri possono essere essenzialmente di due tipi. Nel primo sono presenti mandibole articolate e funzionali che sono utilizzate per la fuoriuscita del bozzolo (crisalidi dectiche), mentre le ali e le antenne sono libere, come pure i segmenti addominali da una a sette (pupe exarate). Nel secondo le mandibole, quando presenti, sono inarticolate e immobili (adectiche), mentre le varie appendici e i segmenti dell’addome sono, almeno in parte, saldati alle pareti del copra (pupe obtecte).

L’immobilità quindi è quasi totale, se si eccettuano movimenti dell’addome a scopo difensivo o di assestamento. La respirazione, come nel bruco o nell’adulto, avviene attraverso gli stigmi, mentre apertura anale e orifizi genitali sono chiusi.

Fasi di sfarfallamento
Vi sono diversi tipi di metamorfosi negli insetti, secondo il grado di differenziazione tra gli stadi giovanili e quello adulto. Nel caso dei lepidotteri si parla di metamorfosi completa, caratteristica degli insetti più evoluti e rappresentata dai quattro stadi di sviluppo già descritti.

Si è già accennato alle notevoli capacità alimentari del bruco: non bisogna però dimenticare  che ciò provoca un accrescimento di peso e di volume del corpo. Questo accrescimento larvale avviene in maniera continua e richiederebbe un parallelo aumento nelle dimensioni della cuticola. Questo non avviene, data l’inestensibilità di quest’ultima; si ha invece una sua completa e periodica sostituzione attraverso fasi particolari chiamate mute. Durante questo processo vengono rinnovati non solo la cuticola del copra e delle sue appendici ma anche alcuni tratti del tubo digerente, ghiandole tegumentali, ecc.

Lo scollamento della vecchia cuticola (esuvia) viene favorito dalla produzione di enzimi a livello dell’epidermide che digeriscono buona parte dell’esuvia rendendola più sottile e fragile. A questo punto, tramite contrazioni muscolari o ammassamenti di liquidi in punti determinati, vengono esercitati sforzi in alcuni punti della vecchia cuticola che alla fine si fende e permette all’insetto di liberarsene.

La muta viene regolata dal sistema endocrino attraverso la produzione e interazione di due ormoni fra loro antagonisti:
– l’ecdisone, detto anche ormone della muta, che viene secreto da ghiandole protoraciche  
– e l’ormone giovanile, prodotto da ghiandole retrocerebrali dette corpi allati. Il numero delle mute può variare da tre a cinque.

Durante le fasi di muta, la larva cessa di alimentarsi e subentra un periodo di quiete (uno o due giorni), necessario per sostituire la cuticola. Nella quiescenza lo stato di immobilità costituisce una reazione immediata alle brusche variazioni ambientali, che cessa appena le condizioni tendono a normalizzarsi.

La diapausa invece è molto più simile al letargo invernale dei vertebrati. I fattori che provocano questo processo possono essere i più svariati: lunghezza delle giornate, temperatura, umidità, scarsità di cibo, ecc. Per questo fenomeno, durante un mio allevamento di sfingide dell’oleandro (Daphnis nerii), le larve sono rimaste immobili per tre anni e quattro mesi.

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